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martedì 31 dicembre 2013

Di OS di Natale e aggiornamenti stantii (staladesi, come si dice da me!)

Ora vi racconterò cosa mi frullò nella testa la mattina del 17 Dicembre quando, ben determinata a tornare a TuttoTondo, mi decisi ad aggiornare la mia Pagina Autore su Efp:

"Ho imbastito e segnato le scene dei prossimi 3 (o 4, non ricordo, ma non ho voglia di andare a controllare) capitoli: ora mi metto qui e - tempo due giorni - sono pronta ad aggiornare."

Già, così io pensavo: poi è successo che ho avuto gli ultimi due giorni di lezione... e quindi non ho scritto.
Voi direte: però hai pubblicato qualcosa! Già, una brevissima OS di Natale sulla famiglia.

Mai scritto qualcosa a tema Natalizio prima. Mai scritto qualcosa sulla famiglia. Soprattutto, mai scritto angst o qualcosa che non fosse comico/commendia!
Tutto è nato da un link che ho visto su FB: papà e figlia dopo la morte della mamma. Cominciate a versare fiumi di lacrime con me. Non so se stavo ovulando, ma ero disperata.
Il mio morente comupiter sputava dalla casse Katy Perry con "Unconditionally" e - pancia piena e (probabilmente) ovulazione in corso - mi sono trovata a scrivere. Di nuovo. Dopo un sacco di mesi di blocco.

La storia la trovate qui: Un Ultimo Natale

Allora: io non so come faccia la gente a scrivere cose drammatiche, a pensarle, a produrre libri interi. Non mi chiedo tanto come faccia ad immaginare racconti di dolore: io sono una che fa scene pazzesche, sono bravissima ad immaginare scenari apocalittici!
No, io mi domando come facciano a sopravvivere mentre scrivono: IO, amici, singhiozzavo come la vera demente che sono... Con tanto di fazzolettino alla mano e Mascara strisciante sulla guancia.

Non sto scherzando.

Ogni tanto mi soffiavo il naso, guardavo il mio cane e le chiedevo: "Ma perché lo sto facendo?"
C'è da dire che la musica creava l'atmosfera giusta:



Unconditionally

"I'll take your bad days with your good
Walk through this storm I would
I'd do it all because I love you, I love you
Unconditional, unconditionally
I will love you unconditionally
There is no fear now
Let go and just be free
I will love you unconditionally"



Ecco, io mentre scrivevo/singhiozzavo/starnazzavo 'sta cosa.


Ma perché vi sto raccontando tutto questo? Onestamente, me lo sono dimenticata... Ma la cosa non dovrebbe stupirvi. Io dimentico tutto.

Fatto sta che, senza pensarci troppo, alla fine l'ho postata: la mia prima angst. Probabilmente anche l'ultima. Me la cavo meglio con le risate, io.
Quando ho visto che una donna dolcissima l'aveva anche recensita sul suo blog (SoleKikka) mi sono commossa: lo dico senza vergogna. Io mi commuovo quando succedono queste cose. Mi commuovo anche quando condividete i miei post qui o RT i miei tweet. Sì, sono una frignona: fatemene una colpa!

Comunque, torniamo ai fatti: tutto 'sto casino per parlare di cosa?

Ah, sì, ora ricordo! I progetti di scrittura che avevo per Natale!


D'accordo, nella mia testa io avevo in progetto:


1) L'aggiornamento di TuttoTondo
2) Una OS seguito di "Data di scadenza"
3) Una mini long di 3 capitoli... Possibilmente Natalizia.

Ora, la domanda sorge spontanea: anche voi fate come me? Anche voi progettate 12 storie e similia e pensate - anzi, siete certe - che con le vacanze avrete tempo di scriverle e poi non sapete da quale iniziare? Quindi non ne scrivete neanche una?
Io le poche ore che ho trascorso a casa le ho passate aprendo i 3 documenti di googledocs e zompando da uno all'altro, ripentendo "Qusto, no questo. No, no, questo."

All'infinito.

Poi ho scoperto il meraviglioso Bolg di Please Another Book e la entusiasmante iniziativa del Read Along: mi sono unita a loro nella lettura di Tangled (amo!!!) e sono finita col perdere completamente il focus dalla scrittura. Eh, lo so, le scribacchine brave queste cose non le fanno.

Tirate le vostre somme.


Io ho fallito su ogni fronte: sono abbozzate tutte e tre, ma non ne ho pronta neanche mezza. E questa cosa mi indispone moltissimo: sono una scribacchina senza tante pretese, ma odio non rispettare i patti con me stessa.
Ammetto di essermi fermata a fare la valigia per la partenza per Capodanno e di aver parzialmente perso il senso di questo post.

Però una domanda ce l'ho; è per chiunque scriva.


A me non era mai successo, eppure con l'avvicinarsi del Natale, mi sono trovata ad ambientare (nella mia testa) ogni cosa in questo periodo: quanto influisce l'atmosfera di questi giorni sulla vostra ispirazione? So che i racconti Natalizi sono un must a dicembre: quanto voglia ha chi legge di trovare storie simili? E chi scrive, quanto si sente in tema quando apre un documento word?

Ecco, sono finita per l'ennisima volta a scrivere un post inutile e inconcludente; ora il tempo stringe e io devo partire, quindi non so dare una forma reale a queste parole messe in fila senza senso.

Cercherò di concludere l'anno - sia il mio che quello del blog - ringraziando per le cose virtuali belle di questo Dicembre:

1) L'essere riuscita a tornare in contatto con la me virtuale e con le splendide persone che ho incontrato tramite Efp
2) L'aver trovato il modo di sbloccarmi almeno un po' e aver prodotto "Un ultimo Natale"
3) La scoperta del RA e del blog pieno di consigli di Anncleire
4) Le ragazze che ho conosciuto (e ritrovato) con la lettura di Tangled
5) Essere tornata in sintonia con Med e Alex (anche se con fatica)
6) L'aver capito che avere quasi trent'anni non mi pesa poi troppo
7) I sette chili che ho sicuramente messo su durante i pranzi e le cene di questi giorni

Vi auguro un serenissimo 2014: a chi scrive, di trovare ogni giorno la gioia e la voglia di produrre qualcosa; a chi legge di scoprire tantissime storie splendide in cui perdervi; a tutti di emozionarsi almeno un po' ogni settimana!

Vado a gelarmi le chiappe tra i monti!


L'infettiva arte della pettegola (reale e virtuale)

Postilla Iniziale: ho appena trovato questo post nelle bozze. Non ho idea di quando l'ho scritto ed è inutilmente lungo, ma ha un suo perché. Giousto qualche sera fa mi sono ritrovata a discutere delle pettegole e dei danni che possono fare. Ergo, senza troppi indugi, visto che il blog è mio, lo piazzo.
Alla fine questo vale nella vita reale quanto in quella virtuale: anzi, forse nella seconda ancora di più. Nel mio poco tempo su Efp ho visto le pettegole e le cattive fare eccissivi danni con le loro linguette velenose e il loro troppo tempo libero. No, non ne conosco nessuna e non sono mai stata vittima del maleficio pettegolezzo, ma se hanno creato ben due pagine FB con l'unico scopo di spettegolare, significa che il signor Efp non è immune dagli esemplari "pettegola".


Una volta, avrò avuto sì e no quindici anni, a tavola con la mia famiglia si parlava delle pettegole: sapete, le pettegole ci sono da tutte le parte, in tutte le salse, più o meno "allo scoperto".
La pettegola ha un sacco di sfaccettature e, in genere, non si sente tale.
Ricordo che a 5 anni mia madre mi ha spiegato perché essere pettegola fosse un male; usando parole mie (quindi più colorite), essenzialmente per sei ragioni:

1) Nella vita bisogna imparare a farsi i cazzi propri e a non esprimere pareri non richiesti... soprattutto su qualcosa che non giunge a noi dal diretto interessato.
2) Le pettegole stanno sulle balle a tutti: nel caso non fosse noto, se una persona ti trova a parlare degli affaracci suoi, ti reputerà - a ragione - una merda.
3) La pettegola ha una fervida immaginazione e modifica i fatti in favore della drammaticità.
4) A parlare male - raramente il pettegolezzo è positivo... perché le cose buone non sono "succose" - si fa presto... Non si inserisce il cervello e questo è sintomo di stupidità.
5) Non si è nessuno per giudicare.
6) La più scontata delle cose: si feriscono gli altri.

E allora, direte voi, non posso avere un'opinione?
La questione può essere sibillina: un'opinione è sempre bene averla, ma solo i cretini se la formano in base a ciò che dicono gli altri.
Ma quando il confronto su qualcosa diventa pettegolezzo? È banale: quando si parla male di qualcuno.
E più nello specifico, quando si interpreta volutamente la realtà per adattarla alla propria "cattiva fede".
Sì, perché la pettegola è di base cattiva e si sente incredibilmente superiore, sia dal punto di vista morale che da quello culturale. Il che mostra la sua povertà d'animo e etica, se la vogliamo dire tutta... ma questa è solo un'opinione personale.

Facciamo un esempio concreto: come so se sono una pettegola?
La risposta più banale è: se parli male di qualcuno, stai spettegolando. Ma è anche abbastanza riduttiva. Io posso parlare male di qualcosa o di chi mi ha arrecato un danno. Quelli sono fatti. E lì ci sta.
Ma il pettegolezzo è una sorta di organizzazione: la pettegola non agisce mai da sola... Quando è in gruppo riesce a dare il meglio di sé.

Two gust is megl' che one.

Il pettegolezzo si traduce, in termini moderni, in una parola: sputtanamento.
Dunque, per tornare al nostro esempio, facciamo finta che siamo seduti con un gruppo di soggetti e, dal nulla, qualcuno nomina un individuo non presente e parte con una serie di considerazioni sul suddetto: sta esprimendo la propria opinione? Possibile.
Quando, però, la sua analisi diventa un'opera di convincimento che il povero assente è degno di giudizio negativo - condito con racconti di avventimenti di cui noi nulla sappiamo - dobbiamo stare sull'attenti: ci stiamo inavvertitamente inoltrando nel territorio dello sputtanamento.

Illazioni. Pure illazioni. Accuse tendenziose che, dalla bocca della pettegola, si stanno traducendo in realtà. Ecco, lì state in campana: vi stanno trascinando nel campo minato del pettegolezzo.

Fingiamo che voi, di quel povero individuo, abbiate un'opinione neutra/positiva, nata da ciò che voi avete in prima persona constatato: lentamente, ascoltando le parole della pettegola, la vosta idea vira verso il disprezzo... verso lidi negativi. Cosa sta succedendo?
Niente di strano: state facendo diventare il pettegolezzo fonte attendibile per influenzare la vostra opinione (che, è doveroso dirlo, capita pure alla sottoscritta).
 E lì, amici miei, siete nei guai: sì, perché se ve ne chiamate fuori, la pettegola vi additerà come altezzosi, accusandovi di essere persone spregevoli che si sentono superiori. Oppure porterà la collettività a reputarvi "dalla parte dello spettegolato" e verrete associati ai fatti, diventando voi stessi oggetto di spettegolamento.
 Se, invece, scegliete di dare credito alle parole della pettegola, mi dispiace diverlo, salvate la faccia col circolo delle arpie, ma ne diventate anche parte.

Che fare, allora?
Più che altro mi sentirei di chiedere a voi che cosa fareste, ma vi dirò cosa cerco di fare io. Non sempre ci riesco, ma in genere ci provo.
Dipendentemente dall'umore (io, di norma, sono una persona polemica) o sto zitta e compatisco le arpie - cosa che diventa evidente sul mio viso - oppure dico la mia: stai dicendo una cazzata? Se lo penso, te lo dico.
Non so di cosa stai parlando? Dico anche quello: la tua parola non mi basta.
Fatti, non pugnette.
A me piace tantissimo dire quello che ho potuto evincere da ciò che sperimentato io: quindi, relativizzo con un sano "Secondo me..." e col "Non saprei, per quello che ho potuto capire io..."
 E questo la pettegola lo odia: la pettegola non si contraddice. Mai. Quando lo fai, sei bollato.
A me garba tantissimo essere bollata: dalla pettegola in particolare.
 Poi, se possibile, chiedo prove: sono come San Tommaso... le chiecchiere non mi sono mai bastate.
 Se la pettegola è in grado di avvalorare la propria tesi con evidenze, le concedo il beneficio del dubbio e - in base a ciò che vedo - posso cambiare idea. Prendendo tutto con le pinze, però.
Stiamo sempre parlando di una pettegola.
Sappiate, però, che nel momento in cui esternate la vostra opinione - mutata o meno - le conseguenze saranno, nell'ordine:

- Diventate da sputtanare... possibilmente con un circolo più ampio di pettegole, perché siete stronzi.
- Ripudiate: tutto quello che farete sarà da disprezzare.
- Da spiare: in attesa di una mossa falsa, la pettegola vi starà con i fiato sul collo.
- Da colpire: la pettegola non si tira mai indietro. Odia con ardore. Aspetta nell'ombra e, quando è pronta, colpisce... Da più direzione (insieme al suo esercito). E lo fa dicendovi quando lei è migliore di voi.
- Chiaramente da emarginare.
- Da screditare: se lei pensa che le abbiate fatto un torto (o lo abbiate fatto al suo secondo in comando), potete anche averle donato un rene in passato. Fa niente: voi dovete essere affondate.

Quindi, il lusso di avere un'opinione non ce l'abbiamo? Magari qualcuno sta pensando che le mie argomentazioni siano troppo rigide: così qualunque cosa può essere pettegolezzo.

La verità? La risposta è sì. L'importante è sapere quando la nostra opinione è nostra e non infettata dal punto di vista di un altro. Atteniamoci a ciò che vediamo, sappiamo e viviamo noi e avere un'opinione non sarà un male. Le idee per imposta persona lasciamole alle pettegole.
Io sono immune al pettegolezzo? Ma assolutamente no: sono umana, mica santa. Nella vita tutti abbiamo fatto gli impiccioni prima o poi: sono stata anche io seduta ad un tavolo ad ascoltare gossip... Non sono senza macchia!
 La differenza tra chi ha un'opinione negativa e la pettegola è semplicissima: la pettegola non è pronta a cambiarla. Chi crede di sapere ma è disposto a essere sbugiardato, chi è aperto all'idea di aver giudicato male, chi non si ritiene "dalla parte della ragione" a prescindere... quello non è un pettegolo. È solo uno che ha un parere negativo su qualcosa che ha sperimentato; quello non è certo un crimine.

Ma la pettegola non cambia. Non si pente. Non perdona.
La pettegola infetta col suo veleno e manipola. Punto.
Ah, e la pettegola non sa cosa sia la riservatezza: l'avete infastidita? Bon, siete fottuti: lei non risolverà la questione solo con voi... lei troverà il modo di infamarvi all'esterno, di mettere voi in cattiva luce.
Neppure se la parte lesa eravate voi, eh. Niente da fare: la manipolatrice saprà come fare la vittima e farvi passare per cerbero. E la pettegola per osmosi (quella che si fa influenza dalla pettegola d'origine) vi odierà con la stessa potenza. Ma quella è, forse, ancora più stronza.

Ma ci sono due condizioni che devono essere costantemente rispettate: poco da girarci intorno, se c'è cattiveria, c'è sputtanamento. E proprio perché di santi non ce ne sono, il diritto di parlare male senza prove, non ce l'ha nessuno. Neanche io. Manco voi.
Quindi, concedetevi il lusso di un'opinione fondata su esperienze personali, non sull'astio raccontato da altri: se una persona non la conoscete, non fatevi bastare i racconti di altri per giudicarla incompatibile con voi o indegna della vostra attenzione. Sentite sempre le due campane, se vi interessa avere un'opinione su qualcosa o su qualcuno.
Cercate di ricordare che di verità assolute non ce ne sono e che l'unico modo per avere un'opinione "autentica" è il confronto. Col diretto interessato, non con la pettegola, si intende.

Con le premesse, andate per il mondo in libertà, siate curiosi (curiosi, non impiccioni!) e concedetevi i lussi che volete... nella misura in cui non ledono e non fottono gli altri.




NB: se vi state chiedendo chi sono io per fare filippiche sulla cosa, la risposta è: nessuno... solo una che, quando si rende conto di avere qualcuno degli atteggiamenti sopra descritti, si fa schifo e cerca di ricordarsene. Se è un post anche di autocritica? Lo è moltissimo: provo a parlare di ciò che vedo, so e di dove sbaglio... Non dovete essere per forza d'accordo con me: questa è la MIA visione del pettegolo... qualcuno lo può idolatrare, be my guest.

lunedì 30 dicembre 2013

La Data di scadenza della vagina: quando dai 25 rischi la lettera scarlatta tra le tette

Sì, avevo detto che avrei parlato o di TuttoTondo o dei miei trent'anni e si penserà che non sto affrontando nessuno dei due argomenti: errore. Di Med e Alex parliamo in altra sede.
Ora parliamo di come, passati i 25, si nuoti inconsapevolmento verso una scadenza sociale (anche fisiologica, vista la menopausa) della vagina.

Nel luglio del 2012 mi sono trovata a produrre forse l'unica cosa che davvero mi piaccia tra le cose che ho buttato su pagina Word: una OS intitolata "Data di scadenza".
Di cosa parlava? È un brevissimo racconto del genere commedia in cui due amiche con qualche anno di differenza si trovano a discutere sullo stress causato dalla pressione sociale: essere professionalmente "arrivate" (che non saprò mai cosa voglia dire), trovare un compagno (questo, in realtà, è un desiderio che abbiamo tutte, più che una pressione sociale), riprodursi. Ed è così che nasce la consapevolezza che col passare degli anni anche la "bagigia" perde colpi...
Si veda di seguito per il link alla suddetta OS... Oppuri la si salti in tronco (però è abbastanza necessaria per comprendere il mio delirio)... ci si vede più sotto!

Data di scadenza

Ora, penserete voi, io mi trovo a pensare come Monica - essendo vicinissima allo scoccare del trenta. Pensate benissimo. Ma, soprattutto, lo pensa anche mia madre, e quando tua madre comincia a farti notare che gli ovuli si fanno più lenti, ostili e meno numerosi, sai che sei nella merda.

Quando poi tuo padre annuisce, senti che le tue ovaie si ripiegano su se stesse per estrema umiliazione.
Cosa fare, dunque? Ah, non lo so. Mi sono trovata chiusa in macchina a scoprire che mia madre ha intrapreso la crociata "qualcuno trovi un marito a quella zitella di mia figlia"... E soffrivo anche il mal d'auto.
Succede, però, che non si viva poi così male da sole e non sia tanto l'idea di essere vecchie zitelle il vero problema; le questioni più spinose sono due:

1) l'ha già affrontata Monica: senza maschio, non puoi diventare mamma... e dai trenta (a volte anche molto prima) cominci ad avere giorni alterni in cui culli il tuo barboncino tredicenne come un neonato. Non credo di dover spiegare perché.
2) La più fastidiosa: i grandi avvenimenti. Feste, cene, gite fuori porta... Vacanze estive, Capodanno. Tu sei SEMPRE il numero dispari. Quello è morificante, molto più del conto degli anni.

Superati i venticinque cominciano a guardarti male se sei single, la vecchia generazione infierisce con "Alla tua età io avevo già due figli" e l'ASL ti manda la lettera per il pap-test.
Arrivata ai trenta iniziano a chiamarti signora e i ragazzini pensano che tu sia vecchia come la loro zia (che, quasi sicuramente, sta ammuffendo in un appartamento da single e che nasconde - come te - una passione per la scrittura/lettura online, fangirla per i telefilm e si è fatta almeno un giro su chatroulette).
Quindi, se a trent'anni la vagina si avvicina alla scadenza, come dobbiamo fare noi? Cosa fai quando a te tocca il letto singolo? Come risolvi la questione del "indicatemi la via per il pene a me destinato"? Il pene, eh... non le pene: quelle ce le troviamo da sole!

Non per essere femminista indipendente a tutti i costi, però io da sola vivo bene: il mio cane non protesta per i film che scelgo di vedere, posso decidere cosa cucinare alle 9:10 di sera, non mi devo preoccupare di dove lascio il rasoio e dormo prepotentemente al centro del mio letto king-size.
La domanda però resta: ho davvero paura che la data di scadenza si stia avvicinando? 'Sto benedetto compagno lo voglio o no?
Sono due domande che mi frullano in testa da quando mia madre mi ha regalato un pigiama antisesso, commentando che "quello sexy me lo regalerà quando non sarò più single".
Io lo sto cercando questo fanciullo o lo sto attendendo? O non ne sento abbastanza bisogno da sbattermi in eccessivo flirt quelle due volte all'anno in cui mi presentano qualcuno? Oppure, peggio ancora, sono troppo schizzinosa? In fondo non sono una Autopa Astrale, non posso certo aspettarmi che Ryan Gosling mi tampini come se fossi acqua nel deserto.

Però, ancora più spesso mi chiedo: ma la Data di Scadenza la sento solo io? Solo a me sta sulle balle quando ai matrimoni siamo solo in tre a combatterci il bouquet (e io, alle spalle della sposa, ci vado solo perché mi ci spintona mia madre) e - per di più - io non sono mai quella a cui finisce in mano?

Insomma, ve lo chiedete anche voi se la singletudine vi pesa nel cuore o vi pesa perché è socialmente atteso che a quasi trent'anni abbiate un fidanzato?

In attesa di capire quando la mia giavina scadrà, attendo riscontro dalla popolazione che si rispecchia in questo post!

Mi manca la costanza e vado per i trenta

Sono sempre stata disorganizzata e incostante. Sempre.
Mi entusiasmo con pochissimo e, ancora più velocemente, perdo interesse.
C'è poco da fare: ho provato a darmi una regolata in tutti i modi, ma sembra che io sia di una pasta diabolica. E persevero.

Progetto le giornate mentre faccio colazione e, al secondo caffè, ho già disatteso i punti 1) e 2) del mio programma.
Perché, di fatto, io resto una che posticipa, rimanda, procrastrina: fatemi causa, perché io da sola non ci sono riuscita.

Quando sono sotto pressione riesco a dare il meglio, nello studio come nella scrittura; no, non è esatto. Nello studio riesco a dare il meglio, nella scrittura - più che altro - riesco a scrivere. Punto.
Per scrivere bene servono un sacco di cose che a me mancano (disciplina inclusa) e di cui io sono assolutamente conscia: non ho il vocabolario necessario, mi manca la capacità di gestire la punteggiatura, l'abilità narrativa e descrittiva... Non so pensare una storia dall'inizio alla fine senza cambiare idea venti volte e - quando mi blocco - non so dove andare a sbattere la testa per riprendere.
(E qui, si sappia, sto parlando anche del tempo biblico che sta richiedendo l'aggiornamento di TuttoTondo).

E poi ci sono i personaggi, quelli che ho studiato per anni: Med, Alex, Bet e Jules esistono in me e nella mia testa da quasi sei anni. Forse una persona più saggia, scoccato il quinto anno, avrebbe capito che scrivere una long non era per lei. Forse sono ancora in tempo per farlo.
Ma loro sono lì; attendono di sapere come andrà il week-end in montagna, Med vuole scoprire cosa nasconde Alex mentre lui aspetta il momento in cui lei recupererà un minimo di stabilità (in ogni sua forma).

Allora so che quei personaggi io li devo condurre alla fine, anche se non so quando e non so come.
Ogni tanto mi domando se io sia riuscita a renderli un po' vivi anche per gli altri, se abbia capito come raccontare a chi legge chi è Med e soprattutto chi è Alex.
Non sono irragionevole: io non mi reputo una che scrive. Io sono solo una delle tante persone con in testa una storia, un'idea e qualche sensazione. L'ho detto più volte: se avessi sotto mano una persona più abile racconterei cosa deve succedere e lo farei mettere alla suddetta nero su bianco. Non è insicurezza la mia, è semplice consapevolezza: scrivo subordinate che non hanno fine e la mia assenza di nessi logici si palesa nei miei "racconti" esattamente come in questo post.

Perché? Mi chiedete perché? Perché avevo iniziato questo post per parlare dei miei quasi trent'anni e di come mi stia seriamente trasformando in Bridget Jones... Sono finita a parlare di tutt'altro.
Da che parte andare, ora? Resto su TuttoTondo e sugli intoppi della scrittura amatoriale o mi lancio in un volo pindarico sul temuto -enta, sul dramma dei miei ovuli che si stanno esaurendo e sulle rughe che incombono? Ho anche scovato dei capelli bianchi: quel giorno ho fatto colazione con la grappa.

Ora, visto che sono femmina ed è Capodanno, andrò a confrontarmi con la mia estetista sul tempo che si accanisce sul mio tondo corpo: quando torno cercherò di capire di cosa parlare... Il problema è quello: ho sempre un sacco da dire, ma mi manca la costanza e finisco col non dire nulla.