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venerdì 24 gennaio 2014

I momenti della scrittura

Buondì mondo virtuale.
Che poi, a guardare fuori dalla finestra, tutto questo buondì non lo è.
A guardare dentro- in direzione delle pile di libri da studiare - le cose non migliorano; quindi uno si chiede perché diavolo si è alzato, giusto?
Ci si alza perché ci tocca, è inutile che ci prendiamo in giro; io, personalmente, mi sono alzata per la mia dipendenza da caffeina in primis. Ora che ho bevuto il mio bel tazzone, tornerei a letto.

Eppure dicono che non si può.

Dovrei aver già imbracciato i libri, e invece? Invece mi sono trovata a pensare a due cose specifiche, inerenti la scrittura: quando scirvo (o si scrive)? E come si ringrazia?
Per ora partirò con logorrea riguardo alla prima domanda, perché la seconda è più complessa.

Io non mi considero una "autrice" neppure col binocolo: affiancare a quella parola l'aggettivo "amatoriale" non cambia le cose. Io non sono una "autrice", io sono una che si è immaginata qualche storiella e che, non avendo nessuno a cui farla scrivere, l'ha messa nero su bianco da sola.
Vi dirò un segreto. C'è una cosa di cui vado fiera in TuttoTondo: i personaggi. Quando dico che c'ho messo l'anima in quei disgraziati, lo dico perché è vero: la prima versione della mia storia presentava più che altri dei soggetti piatti, privi di sfumature, che avrebbero potuto essere in cento, mille storie diverse ed essere comunque uguali a tanti altri già visti e letti.

Stavolta di Med, Alex, Bet, Jules e tutto il resto sono orgogliosa: volevo che fossero imperfetti, a volte frustranti e altre persino incoerenti. Non per farli odiare dal lettore, ma semplicemente perché nel mondo reale la gente passa fasi simili: idealmente vorremmo essere in un modo, ma siamo tutti pieni di contraddizioni e di imperfezioni, giusto?
Ecco, io ho davvero messo l'anima nell'elaborazione delle personalità di Med e Alex perché avevo bisogno che fossero il meno fantascientifici possibile. Li ho pensati come persone vere, e le persone vere sanno essere testarde, recidive e hanno bisogno di toccare il loro fondo per risalire o per trovare il loro modo di essere.

Detto ciò, orgoglio per i protagonisti a parte, non ho mai avuto la pretesa di avere doti particolari in ambito narrativo: personalmente vedere "profilo autore" mi fa un po' ridere. Sarebbe meglio "cantastorie", forse. La narrazione mi manda in crisi e mi sono resa conto che, dopo mesi di stop, è ancora peggio; sì, perché in treno ho letto mille libri e ogni volta pensavo che io non avevo equilibrio nella narrazione.

I dialoghi sono la mia parte preferita, non lo negherò mai: da leggere e da scrivere. Fosse per me TuttoTondo sarebbe solo dialoghi. Oppure farei narrare il resto a chi è capace e io scriverei i dialoghi. Ognuno cerca i suoi punti di forza... E la mia debolezza sono le descrizioni.

Quando scrivi stai lì a chiederti se ci sono troppi particolari o troppo pochi, se la descrizione è troppo lunga o troppo breve, se ha interrotto il ritmo del dialogo, se hai dato la giusta idea spaziale... Cose così, per intenderci. Se sei come me, tendenzialmente pensi sempre che non vada: poi, fortunatamente, ho una Beta o non aggiornerei mai.
Col nuovo capitolo mi sono accorta che il problema si è amplificato: ho paura che manchi equilibrio, ritmo, sostanza. Il Rischio di cancellare tutto e ricominciare per la terza volta c'è stato, ma prima credo che lo metterò sotto le grinfie della Beta per un parere esterno: non posso usare l'insicurezza come arma di distruzione dei capitoli.

Ora, veniamo al succo: quando scrivere? Non so voi ma io ho solo due momenti veramente fertili:
il mattino appena mi sveglio (se non attacco subito a scrivere, non funziona) e la sera.

Sono due momenti infami perché la sera la stanchezza spesso ha la meglio... Oppure in TV c'è qualche cosa da guardare. E, beh, la mattina bisognerebbe svolgere i propri doveri o comunque essere attivi, non certo stare in pigiama a battere i ditoni sulla tastiera, no?

Poi ci sono quei momenti in cui parti come un treno: scrivi righe su righe, hai perfettamente in mente la scena, ti senti immerso nell'universo della tua storia e... E devi andare in posta. O prendere il treno. O farti la doccia perché alle 11 hai un appuntamento.

Ecco, quelli sono momenti più maledetti di sempre; perché? Perché una volta rotta la magia, di cancella tutto: in quello stato di perfetta sintonia con la storia e la scena sarà difficilissimo tornare. Senza contare la Signora Contessa Ispirazione. Quella se ne frega degli appuntamenti: viene quando vuole lei. Una volta sparita tu stai lì, scrivi, rileggi e pensi che quello che hai scritto fa veramente cacare. Scusate il francesismo.

Giusto per restare in tema, io ora devo andare, quindi questa inutile riflessione deve giungere al termine: in realtà l'avevo iniziata perché contavo di finire stamattina o stasera di sistemare l'aggiornamento. Concretamente non vorrei fare promesse che poi magari non mantengo... Quindi incrociate le dita con me e tenete una mente aperta.

Vi lascio con una domandina, compagni di scribacchiatura (amatoriale e non): i problemi sopraelencati affliggono anche voi? Avete soluzioni? Come vivete i vostri momenti di scrittura? E quando non avete tempo per loro? Come fate?


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