Pages - Menu

sabato 31 maggio 2014

Personalmente non invecchio. Cresco.

Permaloso. Autocentrato. Supponente. Polemico. Aggressivo.

Spariamo qualche possibile difetto a caso e vediamo se ne abbiamo almeno un paio: io, di quelli elencati ne ho almeno due o tre.
Perché oggi parlo di questo? Perché pensavo alla diffusa credenza "le persone non cambiano" e alla altrettanto popolare convinzione che tutti, se ci impegnamo, possiamo cambiare.

Dunque è una o l'altra cosa? I difetti si tengono a bada? Si cambia o no?
Non aspettatevi una risposta da me, non lo so proprio... Sto scrivendo una riflessione sulla questione, non un post rivelatore. Io non ho la verità su niente.

Dicevo: ogni tanto ci penso e ho l'impressione di essere circondata da contraddizioni costanti quando si tratta di senso comune e, stranamente, la cosa mi solleva. Mi inquieta per ovvie ragioni, ma è prova evidente del fatto che non c'è una risposta giusta: c'è una risposta adatta a noi e basta.

Quindi, si cambia? Si deve cambiare? Ci si deve sforzare di cambiare i difetti per sé, per gli altri? Farlo significa voler migliorare o puntare alla perfezione? È un proposito positivo o un tentivo utopico di raggiungere ciò che non c'è? E cambiando arriviamo davvero a essere meglio di prima in generale? O il galleggiante si sposta comunque dalla parte dei difetti?

Vi dirò la mia: personalmente penso che si debbano affrontare i difetti che abbiamo e che urtano o fanno soffrire NOI.
Penso che se uno cambia qualcosa di sé per adattarsi alla richiesta esterna deve sapere che è una lotta persa in partenza: ci sarà sempre qualcosa che agli altri non andrà bene. E se, malauguratamente, doveste vedere il giorno in cui nessuno avrà nulla da dire su voi e i vostri "difetti", sarà il giorno in cui forse scoprirete di aver assecondato tutte le richieste degli altri... e allora, probabilmente, l'unica persona a cui non andrete bene sarete voi. Quella è l'unica cosa che io considero una sconfitta.

Piacere o non piacere, cambiare o non cambiare.

Alla fine sono tutti dettagli inutili se diventiamo persone che noi stesse non sopportiamo.

Torniamo alla lista dei difetti dell'inizio del post: Permaloso. Autocentrato. Supponente. Polemico. Aggressivo.

Se ci appellassimo alla dibattuta questione del "sono punti di vista", in un attimo potremmo ribaltare la frittata.
Permaloso diventerebbe "sensibile".
Autocentrato... no, autocentrato non riesco a trasformalo in positivo. O forse sì: immagino sarebbe qualcosa del genere "mi voglio bene e mi rispetto".
Supponente (che per me è sinonimo di stronzo) sarebbe "sicuro di sé".
Polemico qualcosa come "curioso, intellettuamente attivo, che sa argomentare" e cagate varie. Tutte balle: io sono polemica dalla nascita e vi assicuro che non c'è nulla di positivo.

Ecco, poi c'è "aggressivo": bon, quello passa dritto nel corrispettivo "appassionato", "viscerale", blah, blah.

Spero sia chiaro che io la questione dei punti di vista non la accetto: i difetti li abbiamo tutti e non possono essere qualità.
E da qui andiamo dritti a una delle frasi più usate: io sono fatto così.

Che va benissimo, nella misura in cui qualcosa funziona per sé, non ho ragione di oppormi. Certo, se sei un permaloso, saccente, arrogante, autocentrato, aggressivo, ecc... e vuoi avere rapporti con il resto della popolazione terrestre, temo che qualcosa ti toccherà smussare.
Se, però, prendiamo atto dei nostri difetti e scopriamo che ci urtano, "io sono fatto così" diventa più l'espressione della nostra pigrizia, e allora non va bene affatto. Non per niente, ma gli altri ci possono evitare: noi siamo costretti a stare con noi stessi tutto il tempo... E se ci dovessimo stare sulle balle, la cosa potrebbe essere complicata.

Arriviamo all'ultimo punto.

"Col tempo si cambia."

Se dovessi contare il numero di volte che ho sentito questa frase, non finirei più.

Si cambia o non si cambia, col tempo?
Io penso che si impari qualcosa ogni giorno e che questo cambi le nostre dinamiche e il nostro modo di stare al mondo. Credo che si cresca, che si impari a trovare ogni momento nuove strategie per stare con noi. È cambiare? O il nostro nucleo di partenza resta lo stesso?

Ci sono dibattiti aperti a riguardo, ma non contano molto per il fine del post.

Pensavo all'imbarazzo che spesso proviamo quando qualcuno disapporva qualche nostra affermazione e al senso di sconfitta che in alcune circostanze pervade chi non riesce a soddisfare le aspettative altrui.
Onestamente, quanto contano queste cose se alla fine della giornata è il pensiero di un altro a detrminare lo stato d'animo con cui andiamo a letto?

La morale della favola è che, ad esempio, alla fine di questo post io so che metto le virigole ad minchiam e che quello dovrei cambiarlo, che alla fine di ogni post mi sono dimenticata perché avevo iniziato a scriverlo in origine e che l'idea che non ci sia una verità assoluta è ancora quella che mi piace di più.
Le convinzioni popolari, in fondo, originano da una riflessione che qualcuno ha fatto un casino di anni fa; non sono per forza verità.

Qui non si cerca di stabilire cosa sia vero e cosa sia giusto: personalmente io ho scelto di applicarmi nel cambiamento se e solo se qualcosa diventava intollerabile per me.

Ho passato qualche anno ad ascoltare le critiche degli altri sul mio modo di approcciare i rapporti e la vita e sono diventata matta: modellarsi sui suggerimenti degli altri e cercare la loro approvazione manda in palla la bussola, credetemi. 


Alla fine ho deciso che di alcuni suggerimenti dovevo fare tesoro, il resto andava nel dimenticatoio. 

Il risultato è che continuo ad essere una creatura imperfetta, pienamente conscia di una serie di difetti su cui posso lavorare (ma che, sono certa, in qualche misura saranno sempre presenti in me), ma almeno sto cambiando ciò che non va bene a me. 

Le persone che cercano di dire agli altri come essere e come vivere la vita sono quelle che, forse, non cambieranno mai: sono quelle troppo concentrate sulla propria saccenza per vedere la propria imperfezione.

Il tempo ci cambia o forse siamo noi che scegliamo di cambiarci: non lo sapremo mai. Sapremo solo che, guardandoci indietro, qualcuno o qualcosa ha contribuito a farci diventare quelli che siamo oggi... Noi possiamo determinare chi sarà quella persona.


Non credo che si invecchi: io credo si cresca... Sempre, ogni giorno, ogni volta che impariamo una cosa nuova. Crescere è rinnovarsi, è diventare qualcosa di più di ciò che si era ieri, è scoprire ogni giorno nuove strategie: siamo per sempre bambini che crescono.

Non si cambia, non si invecchia: si impara e si continua a crescere fino all'ultimo giorno in cui saremo qui. 


E se qualcuno vi dice che vi trova invecchiati, dunque, provate a rispondergli che siete nella fase della crescita...




Nessun commento:

Posta un commento