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giovedì 28 agosto 2014

Recensione: "Di Carne e Di Carta" di Mirya

Prima i link: il libro lo trovate in vendita su Amazon qui.
La pagina FB dell'autrice vi attende numerosi qui.
E, se vi siete persi recensione e Read along di Please Another Book, rimediate ed andate a recuperarli qui.


Io non ho mai scritto una vera recensione. In generale,  io faccio pena a scrivere recensioni: non sono brava a lasciarle a fanfiction e storie originali che leggo e sono ancora più negata quando si tratta di libri.
La ragione è tristemente banale e si compone di due elementi: prima di tutto la mia logorrea che non si sa concretizzare in una serie di asserzioni sensate e inerenti al libro, ma che si manifesta - come una patologia - sottoforma di deliri estasiati e ripetizioni. La seconda è che, essenzialmente, non so fare un’analisi del testo, ecco.

Perché faccio questo preambolo? Perché è bene che sappiate cosa vi aspetta. Mi scuso, ma una recensione a Di Carne e Di carta non la potevo non lasciare: l’ho deciso due mesi fa e lo dovevo a me stessa. Ho stabilito che avrei provato ad andare oltre il mio patetico limite e avrei provato a spiegare perché questo è un libro da leggere. Non aspettatevi riflessioni e considerazioni puntuali come in una vera recensione: per quelle vi rimando a tutto ciò che ogni ragazza della banda del Read Along ha scritto. Ma non cercherò di fingere di possedere il dono della sintesi (perché non so prioprio essere breve e non voglio illudervi)… Cercherò, però, di parlarvene senza spoilerare. Perché è terribile leggere commenti ad un libro in cui ti raccontano cosa leggerai.

Ma andiamo con ordine: perché questo libro di chiama “Di carne e di carta”? Per una ragione precisa e narrata nella storia dall’autrice, ma secondo me non solo. Chiara, la protagonista, ama la carta. La ama in modo così profondo da affidare a lei le sue speranze sulla carne.
Chiara è giovane, appassionata e completamente dedita alle parole scritte: la carta non sbaglia e tocca il cuore e l’anima come la carne non sa fare. Come gli uomini di carne non sanno fare. L’inchiostro su carta sa raccontare verità e sa spiegare l’essere umano in modo viscerale e onesto.

La carta non sbaglia. La carne sbaglia la maggior parte delle volte.

Leonardo è un uomo di carne. Leonardo è rigido e scientifico, controllato e inflessibile. Leonardo è un ricercatore, proprio come Chiara. Un assistente, per la precisione. Non tollera i sentimentalismi applicati alla carta. E, nello specifico, non sopporta l’approccio emotivo di Chiara allo studio della letteratura.

Io sono un’ex studentessa di Liceo Classico e, come tale, sono stata pennellata per anni con il sommo Dante. E per anni l’ho sopportato a malapena.
Alle 8 di mattina venivo martellata con il Purgatorio e l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Che tu sia maledetto, Alighieri. Che tu possa bruciare nelle fiamme del tuo stesso Inferno. Quello almeno mi piaceva.”… L’ho letto e vissuto come un logorroico omuncolo, piazzato su questa terra per avvelenare i miei mercoledì mattina. Perché il mercoledì alle 8 da me era l’ora della Divina Commedia.

Sono passati tanti anni da quei mercoledì che, nonostante il mio fenomenale professore di Italiano, non sono mai riusciti a farmi osservare Dante con occhio diverso e, solo ora, comprendo che di Dante non avevo capito niente. E confesso di averlo capito piano piano mentre ascoltavo Leonardo e Chiara parlarne.

Sì, lo so, sono digressioni inutili quelle che state leggendo, ma cercate di seguirmi per quello che è possibile.

Di Carne e Di carta non è un libro solo, sono tanti libri intrecciati in una singola storia: è un libro sull’amore, è vero, ma leggerlo solo con quel proposito è quanto di più riduzionistico si possa fare.
Quello di Mirya è un lavoro su tanti fronti di cui la storia d’amore è solo la rotaia madre che ci fa viaggiare dallo studio universitario in cui Chiara e Leonardo si incontrano, fino alle supposte evacuanti effervescenti. Non cercate di capire questa frase: non potrete farlo finché non avrete letto il libro.
Di carne e carta è un libro sulle donne: sul cuore diverso che ognuna porta nel petto, sulla passione che le nutre e sull’idea dell’amore che le accompagna. Sulle fantasie perfette che leggiamo sulla carta e sulle delusioni costanti che la carne ci propina.

È un libro sul lavoro e sulla fatica: Chiara è un’insegnate, come Alessandra, la sua amica più cara e figura chiave in tutta la storia. La sua ragione e il suo sostegno fedele. L’amica con cui condivide tutto: il vino, le parole e la musica. E il cuore, perché tutte avremmo bisogno di un’Alessandra: quella persona che accarezza le nostre debolezze e che condivide con noi le proprie, una donna frizzante e complicata, eppure così semplice nell’anima. Quella che ci parla con le canzoni e ci protegge con le unghie e con i denti. E che noi difendiamo e accudiamo come se fosse un parte preziosa di noi, proprio come fa Chiara.

Di carne e di carta è un’ode alla musica e una storia sul dolore che alcune persone devono tollerare e con cui sono costretti ad imparare a convivere.
È il racconto dell’impegno che richiedono i compromessi nei rapporti umani.
È un libro sugli errori e sulle geometrie, sui cerchi che, come Leonardo, non quadrano.
Sulle relazione e su cosa significa crescere come persone, perché siamo sempre bambini cocciuti, convinti di essere adulti e di avere ragione. È un libro che ti fa scoprire come la ragione è quasi sempre nel mezzo degli estremi. Nel mezzo delle passioni. Nel mezzo delle certezze.
Ed è un libro sui libri, sugli autori dei libri, su ciò che vive e pulsa sotto l’inchiostro e la carta.
È un racconto su così tante cose che non le so elencare tutte, ma non commettere l’errore di sentire solo la voce della storia romantica nelle parole di Mirya.
È anche un libro su Dante, però.

Chiara è un’insegnate di ruolo e una Dottoranda ed è per questo suo secondo impegno professionale che si scontra con Leonardo: uso la parola “scontra” non perché sbattono l’uno contro l’altro come Licia e Mirko in Kiss me Licia.
Tutto inizia con la tesi di Dottorato di Chiara… che, per una serie di eventi, viene affidata alle dita impietose e alla penna inarrestabile di Leonardo, appunto: l’assistente della docente che seguiva Chiara. La tesi è proprio su Dante, autore di cui Leonardo sa troppo ma, allo stesso tempo, niente. Come di tante altre cose, mi sento aggiungere. Se stesso compreso.

Questo è uno spoiler? Se lo è mi scuso, ma ho perso il filo di me stessa e non so fare un’analisi del testo. La mia recensione si sta rivelando più inutile del previsto.
Perché io non so usare le parole come Mirya, non so raccontare la carta come lei attraverso Chiara e, nel mio tentativo di spiegarvi perché dovreste leggere Di carne e di carta sto solo creando confusione senza dire nulla.

L’inizio del rapporto professionale tra i due protagonisti non è dei migliori: lui è uno stronzo (sensuale e testardo) e lei è emotiva e impulsiva. Sono ragione e passione che fanno un frontale e che si rottamano l’un l’altro e che, come sempre nella vita, rappresentano reciprocamente l’ostacolo per la serenità dell’altro. Chiara e Leonardo sono le due metà dell’approccio alla ricerca universitaria: il metodo scientifico Vs l’amore per la materia. È solo leggendo il libro che si può capire quanto questi due elementi siano entrambi essenziali per un buono studio accademico… e non solo. Lo sono (e lo si comprende pagina dopo pagina) anche per la vita stessa.
Se l’inizio è complicato, immaginatevi il resto! Lei è una forza della natura, che ci guida nell’anima di una donna piena di emozioni e che ama il suo lavoro, raccontandoci la scuola che abbiamo sempre conosciuto attraverso gli occhi di chi siede sulla cattedra e cerca ogni giorno di mostrare quanto imparare e conoscere possa essere meraviglioso.
Lui è un uomo che sembra incomprensibile e che passa buona parte del suo tempo a combattere invisibili e estenuanti lotte. Con che cosa non ve lo posso raccontare, ma sentirete la fatica di queste guerre osservandolo insieme a Chiara dall’inizio alla fine.

E, se sceglierete di leggere quest’avventura a TuttoTondo (e qui uso la mia parola preferita - storpiata da me con le due T maiuscole - perché di tondi se ne parla in continuazione in riferimento a Leonardo e perché c’è davvero di tutto!), verrete guidati nell’uso melodico che Mirya sa fare delle parole per scoprire che anche alcuni romanzi d’amore possono portarvi a riflettere su mille altre cose, che la carta narra dell’imperfezione della carne e che, attraverso la carne, ogni tanto vediamo che - FORSE - neanche la carta regge il confronto. E anche le storie romantiche possono insegnarvi ad amare allo stesso modo la carne e la carta. Persino Dante.


Alla fine di tutto ciò posso solo aggiungere: non fatevi sviare dalle mie parole che non sanno spiegare nulla. LEGGETE QUESTO LIBRO e amatelo.
Quando l'ho letto su EFP la prima volta sono stata terribilmente superficiale e mi sono limitata a divorare con voracità i dettagli romantici, senza ascoltare davvero la voce di Mirya: la seconda lettura (avvenuta in occasione del RA dopo la pubblicazione dell'ebook) mi ha permesso di scoprire che questo è un libro a colori (le sfumature le lascio altrove... tanto qui quella parola non sarebbe sufficiente) e di imparare. Quando un libro lascia davvero il segno lo capisci perché ti ha insegnato qualcosa attraverso i suoi personaggi. Leggetelo con attenzione e saprete davvero chi sono Chiara e Leonardo e cosa vuol dire parlare della carta e della carta. E dall'amore. E della vita.
E, Mirya, perdonami: se perderai lettori per colpa mia, ti rimborserò con del vino. Un cartone di  "La moglie ubriaca”.

1 commento:

  1. Tu dici che non sai scrivere una recensione? Io sono allibita di fronte alla profondità delle tue riflessioni. Hai scavato davvero tra le parole in un modo che mi ha commossa. Grazie.

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