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lunedì 5 ottobre 2015

Sometimes you just have to give up

No, non scriverò un post in inglese (anche se non è da escludere che scriverei meglio in inglese... il che è tutto dire)... Ma la frase rende meglio così.
Oggi è lunedì e il lunedì si tende a pensare, sentire e vivere male. Di norma io provo a respingere il polo negativo del primo giorno della settimana: a volte mi va bene, altre fallisco miseramente.
Sono le 10:23 e per ora la lunedite si è insinuata per bene in me.

C'è da dire che, come previsto, se due settimane fa avevo avuto soddisfazioni sul lavoro, con la musica e ero riuscita a tornare a scrivere, la scorsa settimana è stata per me una settimana infernale su ogni fronte (oltre a quelli elecanti) a parte il lavoro. Quindi non è da escludere che io mi porti dietro della negatività residua.

Comunque.


Sono sempre stata una che faceva fatica a arrendersi, a mollare, a abbandonare ciò che pensava fosse bello. Sempre. Ho sempre pensato che se qualcosa ti aveva dato gioia per un po', valeva la pena di essere preservato, riconquistato, coltivato.

Le persone come me, però, sono incredibilmente moleste, perché non capiscono quando è ora di mollare.
Ogni tanto, però, anche quelli come me comprendono che non tutto può restare o tornare ad essere quello che era.
Oggi mollo un po' di cose; oggi, complice il lunedì, non credo che tutto debba essere tenuto; oggi penso che, forse, posso mettere da parte i miei patetici tentivi di tenere vivo tutto... Oggi smetto di essere molesta. Oggi, la conquista è saper dire basta.

È innegabile che, a volte, vorremmo portare indietro le lancette a quando una cosa funzionava, era vera e aveva un senso: ma il cambiamento è anche questo. Le relazioni si modificano, le idee assumono forma e valore diverso, le strade si biforcano.
Ci ripensi, ogni tanto, a quello che era: a quanto di te hai investisto per qualcuno o per qualcosa, a quanto ci credevi. A quanto, in alcune occasioni, sei stato ingenuo. A quanto capita di sopravvalutare sé e le cose.
Ci sono stati, nella vita di tutti, dei giorni in cui la ruota delle cose e degli affetti girava bene: quelli sono ricordi che vanno conservati con tenerezza, non con amarezza. Ci sono stati regalati per permetterci di cambiare qualcosa; ognuno di quei giorni, ogni parola serviva per portarci un po' più in là. È indubbio che "cedere" ad un cambiamento che non ci piace sia difficile, ma non di meno necessario.

Le cose che non funzionano, si aggiustano; quelle che non si possono aggiustare, si lasciano indietro.

Io oggi chiudo, tra le altre cose, il blog.
Lo chiudo perché non è un blog. Lo metto in pausa, perché non voglio perdere le tracce di quello che è stato per me: ogni post scritto nasceva da una parte di me che in quel momento aveva un valore preciso... Va conservato, ma va conservato per me.
Non ha mai davvero funzionato: se non per qualche post ridicolo e per qualche altro di "prime volte", non è mai stato nulla di più che un posto in cui scrivevo parole a vanvera. Non aveva un senso o un tema specifico.
E, come troppo spesso capita con la sottoscritta, non era costante.
Ogni tanto ti fermi e pensi che, alla fine, ogni cosa ha fatto il suo corso... che le pezze non servono a molto e che "giving up" è solo una parte nuova di un movimento, di un cambiamento che non si ferma.

Il blog era nato per TuttoTondo... ma non è stato dedicato a TuttoTondo.
TuttoTondo è qualcosa a cui non rinuncerò fino a quando non avrò pubblicato l'ultima scena dell'ultimo capitolo: quella che è scritta da tempo. A TuttoTondo non penso che sarò mai in grado di rinunciare, nonostante la fatica e la qualità che si abbassa. Per TuttoTondo insisterò sempre... più per me, che per la storia in sé. Ma il blog, in questo momento, mi sembra qualcosa che tengo in vita ad agonizzare... Qualcosa che se ne sta lì nella rete, ignorato e dimenticato se non per qualche raro guizzo di vita.

Detto questo, non credo di fare torto a nessuno, se non al blog stesso al massimo.

Non lo cancello, perché magari un giorno riuscirò a dargli un nuovo senso e un nuovo scopo; ma lo chiudo, perché per ora ha solo l'aria di un diario, esposto a tutti senza un vero perché.
Se mai saprò dargli la forma di un posto in cui ridere, riflettere, apprezzare o scoprire qualcosa, lo toglierò dalla sua ibernazione... Per ora lo congelo: ho già troppe cose pubblicate e lasciate in sospeso.

Quindi, per oggi "I give up"... Non escludo di cambiare idea: siamo tutti in continua trasformazione e magari un giorno capiterà che io abbia davvero qualcosa di interessante da dire, qualcosa su cui riflettere o qualcosa da amare a parole. Oggi il lunedì mi fa pensare che questo posto abbia bisogno di dormire per un po'.